My Houzz: Arte e Architettura Convivono Dentro Bosco Verticale
A Milano il “grattacielo più bello e innovativo al mondo” a firma di Boeri Studio ospita una casa unica in bilico fra bellezza e vertigine
Milano oggi è una città che si muove in altezza. Una realtà urbana in profonda evoluzione con uno skyline in crescita che negli ultimi anni ha regalato sorprese davvero molto interessanti che, letteralmente, lasciano “con il naso all’insù”. Bosco Verticale – un progetto residenziale composto da due edifici, nato nel 2007 e completato nel 2014 – partecipa a questo movimento urbano verso l’alto spostando le frontiere dell’architettura verso forme nuove. Il progetto innovativo e sostenibile – ha ottenuto la certificazione Leed (Leadership in Energy and Environmental Design) – ha il pregio di fornire un’interessante proiezione del possibile futuro metropolitano. Frutto del lavoro di ricerca e progettazione dello Studio Boeri, è un esempio in cui natura e architettura convivono in perfetta armonia, perché la vegetazione è parte integrante della struttura e non semplice ornamento.
A fine 2015, il CTBUH (Council on Tall Buildings and Urban Habitat) – organismo internazionale promosso dall’Illinois Institute of Technology di Chicago – ha eletto Bosco Verticale il grattacielo più bello e innovativo al mondo.
Cosa lo rende diverso? «Sicuramente qui c’è un rapporto fra architettura e natura molto diverso da quello tradizionale. Bosco Verticale è “una torre per alberi che ospita anche umani”. Fin dall’inizio è stato pensato per essere uno spazio costruito intorno alla presenza degli alberi. Ciò ha reso questa architettura innovativa e la sua progettazione è stata vissuta come un esperimento. Un esperimento che ha prodotto qualcosa di unico e, probabilmente, in tal senso il tentativo di uscire dagli schemi è stato molto apprezzato».
Cosa lo rende diverso? «Sicuramente qui c’è un rapporto fra architettura e natura molto diverso da quello tradizionale. Bosco Verticale è “una torre per alberi che ospita anche umani”. Fin dall’inizio è stato pensato per essere uno spazio costruito intorno alla presenza degli alberi. Ciò ha reso questa architettura innovativa e la sua progettazione è stata vissuta come un esperimento. Un esperimento che ha prodotto qualcosa di unico e, probabilmente, in tal senso il tentativo di uscire dagli schemi è stato molto apprezzato».
Nella scelta delle piante per il Bosco Verticale si è tenuto conto della sostenibilità della vegetazione. Dovevano avere caratteristiche precise di resistenza: al vento, ma anche alle aggressioni dei parassiti, e in più dovevano essere semplici da mantenere.
Le oltre 17.000 piantumazioni comprendono 780 alberi a grandezza naturale di 60 specie diverse su tutti i lati di entrambe le torri, regalando l’effetto visivo di un giardino sospeso. Tra questi troviamo lecci, meli ornamentali, faggi e pruni, accompagnati da una grande massa di piante più piccole (come lavanda, azalee, camelie d’inverno…) posizionate alla base degli alberi ad alto fusto. Le piante forniscono ombra in estate e aiutano a filtrare l’aria. Su un terreno pianeggiante ogni edificio equivarrebbe – come quantità di alberi – a 7.000 m² di foresta. In termini di densificazione urbana, questa quantità di alberi coprirebbe una superficie di abitazioni unifamiliari pari a circa 75.000 m². La vegetazione viene innaffiata con un sistema di riutilizzo di acque grigie.
Il libro recentemente pubblicato Un Bosco Verticale (italiano/inglese, Corraini Editore) racconta la storia del progetto e spiega, con l’aiuto di disegni e foto, come riprodurre l’idea in altre città.
Le oltre 17.000 piantumazioni comprendono 780 alberi a grandezza naturale di 60 specie diverse su tutti i lati di entrambe le torri, regalando l’effetto visivo di un giardino sospeso. Tra questi troviamo lecci, meli ornamentali, faggi e pruni, accompagnati da una grande massa di piante più piccole (come lavanda, azalee, camelie d’inverno…) posizionate alla base degli alberi ad alto fusto. Le piante forniscono ombra in estate e aiutano a filtrare l’aria. Su un terreno pianeggiante ogni edificio equivarrebbe – come quantità di alberi – a 7.000 m² di foresta. In termini di densificazione urbana, questa quantità di alberi coprirebbe una superficie di abitazioni unifamiliari pari a circa 75.000 m². La vegetazione viene innaffiata con un sistema di riutilizzo di acque grigie.
Il libro recentemente pubblicato Un Bosco Verticale (italiano/inglese, Corraini Editore) racconta la storia del progetto e spiega, con l’aiuto di disegni e foto, come riprodurre l’idea in altre città.
Il progetto è diventato un esempio ed è stato duplicato in altri luoghi, come a Losanna, in Svizzera, con la Torre dei Cedri. «Questa è la cosa bella del mio mestiere: riuscire a fare cose nuove – racconta Boeri. Creare qualcosa che prima non c’era. Questo per me è fonte di orgoglio, perché Milano ha prodotto un’architettura completamente inedita che ci fa anche credere e sperare che le nostre città in futuro possano essere più verdi. E non soltanto con i parchi, ma anche con delle architetture che hanno il verde come elemento essenziale della loro struttura».
«Le torri rappresentano uno degli esempi architettonici di maggior successo nella nuova zona di Porta Nuova a Milano», dice l’architetto Sebastiano Provenzano, che insegna nel Dipartimento di Ingegneria e Architettura presso l’Università di Palermo. «Il progetto offre un’innovazione concettuale, senza dimenticare lo stile architettonico tradizionale austero e composto della città».
«Le torri rappresentano uno degli esempi architettonici di maggior successo nella nuova zona di Porta Nuova a Milano», dice l’architetto Sebastiano Provenzano, che insegna nel Dipartimento di Ingegneria e Architettura presso l’Università di Palermo. «Il progetto offre un’innovazione concettuale, senza dimenticare lo stile architettonico tradizionale austero e composto della città».
Ma come si vive dentro un edificio ammirato da tutti e pluripremiato? Quale legame esiste fra natura e spazi interni? Visitiamo un appartamento del Bosco Verticale e facciamo una chiacchierata con la padrona di casa.
Colpo d’occhio
Chi ci abita: Simona Pizzi con il marito (imprenditore nel ramo della sanità) e il più piccolo dei loro tre figli
Superficie: 217 m² interni più 87 m² esterni (due terrazze)
Dove: a Milano, nella nuova area urbana di Porta Nuova, a confine con lo storico quartiere Isola
Anno di costruzione: 2014 (la coppia vive in questa casa da settembre dello stesso anno)
Il particolare interessante: l’appartamento è il contenitore che ospita la grande passione della coppia: l’arte contemporanea
Interior designer: Coima Image
Simona Pizzi è la padrona di casa di un luminoso appartamento che si trova al 14° piano della torre più alta di Bosco Verticale. Con lei – fra arte, natura e racconti – abbiamo scoperto com’è vivere dentro la bellezza di un “edificio vivo”, adagiato su Milano e circondato da un panorama mozzafiato.
Colpo d’occhio
Chi ci abita: Simona Pizzi con il marito (imprenditore nel ramo della sanità) e il più piccolo dei loro tre figli
Superficie: 217 m² interni più 87 m² esterni (due terrazze)
Dove: a Milano, nella nuova area urbana di Porta Nuova, a confine con lo storico quartiere Isola
Anno di costruzione: 2014 (la coppia vive in questa casa da settembre dello stesso anno)
Il particolare interessante: l’appartamento è il contenitore che ospita la grande passione della coppia: l’arte contemporanea
Interior designer: Coima Image
Simona Pizzi è la padrona di casa di un luminoso appartamento che si trova al 14° piano della torre più alta di Bosco Verticale. Con lei – fra arte, natura e racconti – abbiamo scoperto com’è vivere dentro la bellezza di un “edificio vivo”, adagiato su Milano e circondato da un panorama mozzafiato.
L’abitazione è una scatola neutra, luminosa e particolarmente silenziosa. Arredata con equilibrata essenzialità, si articola nei toni caldi del beige (per la zona giorno) e dei grigi (per la zona notte) regalando all’interno del living la bellezza di oggetti d’arte e di un’opera, di grande valore e pregio, realizzata site-specific.
«Per quanto riguarda il progetto di interior ci ha seguito Coima Image. Abbiamo fatto insieme a loro la selezione dei luoghi dove andare a comprare gli arredi, ma tutti i mobili sono comunque stati scelti personalmente da me. Noi sapevamo di voler vivere in una casa in cui l’arte contemporanea avesse un suo peso, non volevamo un’esposizione di mobili. E infatti l’arredo è estremamente minimalista ed essenziale», racconta Pizzi.
Scultura di Paolo Grassino, 2004
«Per quanto riguarda il progetto di interior ci ha seguito Coima Image. Abbiamo fatto insieme a loro la selezione dei luoghi dove andare a comprare gli arredi, ma tutti i mobili sono comunque stati scelti personalmente da me. Noi sapevamo di voler vivere in una casa in cui l’arte contemporanea avesse un suo peso, non volevamo un’esposizione di mobili. E infatti l’arredo è estremamente minimalista ed essenziale», racconta Pizzi.
Scultura di Paolo Grassino, 2004
Domina il soggiorno un intervento dell’artista inglese Richard Long, importante esponente della Land Art. Realizzata appositamente per questa casa (in un pomeriggio), l’opera sviluppa perfettamente, sia dal punto di vista cromatico, sia materico, una delle forme più care all’artista: il cerchio.
La zona giorno è stata interamente arredata con imbottiti Poltrona Frau; per il centro dello spazio conversazione è stato scelto un grande classico: il Tavolo con Ruote di Fontanaarte, disegnato da Gae Aulenti nel 1980.
La zona giorno è stata interamente arredata con imbottiti Poltrona Frau; per il centro dello spazio conversazione è stato scelto un grande classico: il Tavolo con Ruote di Fontanaarte, disegnato da Gae Aulenti nel 1980.
Nella parte più luminosa del grande soggiorno, a parete, una eterea e delicata tela dell’artista piemontese Valerio Berruti e, all’interno della contemporanea bow window, un’opera/oggetto spiazzante realizzata da un altro importante artista inglese: Tony Cragg, dal titolo Social Situation.
«Non volevo riempire questa importante parte del soggiorno semplicemente con una chaise longue e un tavolino, desideravo dare il giusto valore ad un angolo così importante. Da qui la scelta di puntare su un pezzo d’arte che avesse una bella intensità e anche un suo spessore materico».
Le finestre in casa sono dei punti di vista mutevoli sulla città che cambia non solo al variare delle stagioni, ma anche al variare delle ore del giorno regalando, quotidianamente, uno spettacolo sempre nuovo.
Tutto l’appartamento è dotato di un impianto domotico: luci, antifurto e apparati elettrici sono governati da una centralina posizionata all’ingresso che può essere azionata e comandata da tablet e smartphone.
Lampade a sospensione: Raimond di Moooi; lampada da terra: Mite di Foscarini, design Marc Sadler
Tutto l’appartamento è dotato di un impianto domotico: luci, antifurto e apparati elettrici sono governati da una centralina posizionata all’ingresso che può essere azionata e comandata da tablet e smartphone.
Lampade a sospensione: Raimond di Moooi; lampada da terra: Mite di Foscarini, design Marc Sadler
Nella zona living gli arredi sono un giusto compromesso fra moderno e contemporaneo. I materiali scelti per le superfici, estremamente calibrati, regalano un involucro neutro che apre elegantemente alle opere. Tutti gli arredi sposano i toni decisi del color crema e del nero.
Il grande tavolo da pranzo, un oggetto vintage dal pesante piede in metallo alleggerito dal piano in vetro, è stato disegnato da Mario Bellini; per completarlo sono state scelte sei poltroncine, in pelle marrone, LC7 di Cassina. Disegnate da Charlotte Perriand nel 1927, sono oggi considerate un vero e proprio oggetto cult per gli amanti del design moderno.
Il grande tavolo da pranzo, un oggetto vintage dal pesante piede in metallo alleggerito dal piano in vetro, è stato disegnato da Mario Bellini; per completarlo sono state scelte sei poltroncine, in pelle marrone, LC7 di Cassina. Disegnate da Charlotte Perriand nel 1927, sono oggi considerate un vero e proprio oggetto cult per gli amanti del design moderno.
Piatto da portata Tomato di Memphis, design Michele De Lucchi, 1985
«Ho voluto che la cucina fosse parte integrante del soggiorno. Gli altri appartamenti presentano una parete in muratura che divide i due ambienti, mentre io ho preferito una soluzione che desse più l’idea di continuità, grazie a porte scorrevoli con vetri opachi», racconta la padrona di casa.
La cucina, in un chiaro laccato color panna, è ampia ed estremamente funzionale. Si tratta di un grande blocco laccato di bianco, molto essenziale, di Dada. Le porte scelte per separare le due zone sono di Molteni&C.
La cucina, in un chiaro laccato color panna, è ampia ed estremamente funzionale. Si tratta di un grande blocco laccato di bianco, molto essenziale, di Dada. Le porte scelte per separare le due zone sono di Molteni&C.
Nella camera padronale, alle spalle del letto, è stata realizzata una capiente cabina armadio. Le pareti perimetrali di questa sono state rivestite con una carta da parati grigia dall’effetto metallico e velatamente lucido. Un modo per enfatizzare il volume funzionale pur mantenendo l’armonia cromatica dell’ambiente, tutto declinato nei toni del grigio.
Nella zona notte le finestre sono state corredate di tende e scuri elettrici.
Nella zona notte le finestre sono state corredate di tende e scuri elettrici.
Un comò curvo di Fornasetti a decoro Palladiano, completato dalla famosissima lampada Snoopy di Flos disegnata da Achille & Pier Giacomo Castiglioni, è il fulcro visivo della stanza. Il bianco e nero e il calibro stilistico dei due elementi, infatti, crea un bilanciato contrasto fra la calda morbidezza del legno color miele, scelto per il parquet in rovere, e il grigio chiaro di superfici e arredi.
«Ho sempre amato molto Fornasetti: quando ho visto questo pezzo io e mio marito non abbiamo saputo resistere».
Questo è il bagno ad uso della camera da letto padronale, realizzato nei toni morbidi del beige e del crema.
A terra il pavimento in parquet (come in tutto il resto della casa) crea continuità e ben si integra con le grandi lastre di ardesia scelte come rivestimento. Il tutto è impreziosito da pochi complementi d’arredo davvero “forti” e molto colorati. Inconfondibile il tavolino Flamingo di Memphis Milano disegnato da Michele De Lucchi.
In casa, oltre a questo, sono presenti altri due bagni più una funzionale lavanderia.
A terra il pavimento in parquet (come in tutto il resto della casa) crea continuità e ben si integra con le grandi lastre di ardesia scelte come rivestimento. Il tutto è impreziosito da pochi complementi d’arredo davvero “forti” e molto colorati. Inconfondibile il tavolino Flamingo di Memphis Milano disegnato da Michele De Lucchi.
In casa, oltre a questo, sono presenti altri due bagni più una funzionale lavanderia.
La camera del figlio più piccolo è arredata con una nota cromatica più intensa rispetto al resto della casa: il rosso. Anche questa stanza è corredata da interessanti pezzi di design, tra cui un grande totem giocoso come Nerocactus di Gufram.
Lo studio – che è anche la camera dei figli più grandi quando si fermano per la notte – si affaccia sull’affascinante quartiere Isola, una parte della città caratteristica e autentica, intensamente popolata e dominata dalle tipiche case gialle di ringhiera milanese.
Per la coppia la scelta di questa zona della città nasce da un desiderio della signora Pizzi di essere vicina a una stazione ferroviaria: «Viaggio tantissimo, non volevo più muovermi in auto. La nostra sede è a Torino e volevo qualcosa che rendesse la mia vita meno frenetica. Oggi prendo il treno al mattino proprio sotto casa (in stazione Garibaldi) e in tre quarti d’ora sono alla stazione di Porta Susa di Torino: decisamente tutta un’altra vita».
Il trittico di quadri sopra il divano è dell’artista piemontese Paolo Mussat Sartor.
Per la coppia la scelta di questa zona della città nasce da un desiderio della signora Pizzi di essere vicina a una stazione ferroviaria: «Viaggio tantissimo, non volevo più muovermi in auto. La nostra sede è a Torino e volevo qualcosa che rendesse la mia vita meno frenetica. Oggi prendo il treno al mattino proprio sotto casa (in stazione Garibaldi) e in tre quarti d’ora sono alla stazione di Porta Susa di Torino: decisamente tutta un’altra vita».
Il trittico di quadri sopra il divano è dell’artista piemontese Paolo Mussat Sartor.
Dal quattordicesimo piano la vista sulla città è veramente a 360°. Dal soggiorno è possibile scorgere il Duomo e la Torre Velasca, mentre dallo studio si vedono distintamente le montagne verso Lecco.
«Le finestre di Bosco Verticale sono dei veri e propri “quadri viventi” che cambiano e si arricchiscono continuamente. Io amo molto vivere qui. Quando parlo di questa casa dico che è “il mio sogno ad alta quota”».
Pouf: Bard, progettato da Giulio Iacchetti e prodotto da Cazzaniga Divani per Internoitaliano; lampada: May Day di Flos, design Konstantin Grcic
«Le finestre di Bosco Verticale sono dei veri e propri “quadri viventi” che cambiano e si arricchiscono continuamente. Io amo molto vivere qui. Quando parlo di questa casa dico che è “il mio sogno ad alta quota”».
Pouf: Bard, progettato da Giulio Iacchetti e prodotto da Cazzaniga Divani per Internoitaliano; lampada: May Day di Flos, design Konstantin Grcic
L’inverno vissuto dentro Bosco Verticale regala un panorama romantico e un po’ malinconico (mentre nelle foto iniziali possiamo vedere l’edificio nella sua fase più rigogliosa, durante la stagione primaverile, in cui le piante sono più rigogliose e verdi). Alla base delle grandi strutture che fungono da aiuole e delimitano i terrazzi, piante ornamentali e piccoli arbusti regalano comunque una macchia verde gradevole e continua che accompagna lo sguardo verso un paesaggio sconfinato, arrivando fino al massiccio del Resegone, la montagna ai piedi delle Alpi più volte menzionata nel celebre romanzo I Promessi Sposi dello scrittore italiano ottocentesco Alessandro Manzoni.
«Quando sono arrivata a settembre del 2014 le piante erano molto più basse, in un anno c’è stata una crescita pazzesca e durante la primavera la fioritura è meravigliosa.
Per noi il rapporto con la vegetazione è soltanto di ammirazione e godimento, la cura e la manutenzione di tutto è completamente gestita dal condominio che interviene sia con lavori tradizionali realizzati più o meno mensilmente dall’interno degli appartamenti, sia con dei veri e propri “giardinieri volanti” che si calano dall’alto con delle imbragature per potare e sistemare le piante a più alto fusto. Le tipologie di piante variano da piano a piano, la piantumazione è rigidamente regolata in base all’altezza e all’esposizione».
«Quando sono arrivata a settembre del 2014 le piante erano molto più basse, in un anno c’è stata una crescita pazzesca e durante la primavera la fioritura è meravigliosa.
Per noi il rapporto con la vegetazione è soltanto di ammirazione e godimento, la cura e la manutenzione di tutto è completamente gestita dal condominio che interviene sia con lavori tradizionali realizzati più o meno mensilmente dall’interno degli appartamenti, sia con dei veri e propri “giardinieri volanti” che si calano dall’alto con delle imbragature per potare e sistemare le piante a più alto fusto. Le tipologie di piante variano da piano a piano, la piantumazione è rigidamente regolata in base all’altezza e all’esposizione».
Qualche curiosità: nella torre gli appartamenti abitati sono circa 70 (più o meno tre per piano), ma pochi sono ancora quelli liberi. Il grattacielo è provvisto di un servizio di portineria 24h, l’appartamento dell’ultimo piano (di circa 550 m²) è di proprietà del fondo sovrano dell’Emiro del Qatar che lo ha voluto come pied à terre di rappresentanza. Dentro la torre più alta hanno casa anche due giocatori della squadra di calcio dell’Inter: Ivan Perišić e Felipe Melo.
Trova il professionista più vicino a te, clicca qui.
Trova il professionista più vicino a te, clicca qui.
«L’idea è nata da una mia vera e propria ossessione per il mondo degli alberi», racconta l’architetto Stefano Boeri. «Inoltre anni fa mi è capitato di lavorare per un periodo a Dubai, una città in cui stavano sorgendo decine e decine di torri tutte rigorosamente rivestite di vetro. Lì mi sono chiesto se fosse possibile lavorare a qualcosa di diverso che non implicasse quel grande dispendio energetico. Così è nata l’idea di una facciata viva: che “respirasse” e usasse gli alberi. Piano piano questa idea è diventata Bosco Verticale».